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13/06/2019
Questo weekend sono tornata bambina e grazie ai libri illustrati da Michelangelo Rossato mi è tornata la voglia di leggere le fiabe. E così mi sono imbattuta nella storia della Sirenetta, non quella della Disney però, ma nella meravigliosa storia iniziatica scritta da Andersen. Le fiabe, si sa, hanno significati profondi, questo l’hanno già capito molti terapeuti prima di me, C.P. Estés ha scritto il suo meraviglioso “Donne che corrono con i lupi” e molti altri terapeuti si sono avvicinati alle storie per i “più piccoli” scoprendo che poi tanto per i piccoli non sono e trovandole ricche di simboli, metafore e significati esoterici, quindi possiamo pure dire che non ho scoperto nulla. Ma, forse complici le meravigliose illustrazioni, questa storia ha toccato corde dentro di me che hanno risuonato un po’ più forte delle altre, forse perché mi ha fatto pensare a voi e alle vostre, alle nostre, storie in cui le parole che si sentono più di frequente sono “non posso proprio lasciare andare”. E non lo so, questa Sirenetta che a 15 anni rinuncia al mare, alle pinne e alla voce per “l’amore “ di un principe che poi neanche la vede e sposa un’altra, ha risuonato dentro come un qualcosa di già sentito e mi ha fatto anche un po’ di tenerezza. Ma, anche se alla prima lettura questa sembra una storia tanto triste in realtà c’è il lieto fine, adesso proviamo a vedere perché. Vi racconto brevemente la storia per chi non la conoscesse:
Alla Sirenetta a 15 anni viene concessa la possibilità di salire in superficie e vedere il mondo degli uomini, qui si innamora di un principe che salva da un naufragio. Guarda caso lui non se lo ricorda e non le dice manco grazie. Tornata nei fondali marini la bella sirena cede la sua voce e le pinne alla strega del mare per trasformarsi in essere umano e andare dal principe. L’incantesimo prevede che se non conquisterà il principe, dovrà morire e si trasformerà in schiuma del mare. Arrivata al castello viene accolta con gentilezza, il principe non si ricorda di lei e la tratta come una sorella, scegliendo di sposare un’altra donna. Alla sirenetta si spezza il cuore, le sue sorelle per salvarla le donano un pugnale con il quale potrà uccidere il principe e la sua sposa, spezzare l’incantesimo e tornare sirena. Ma lei giunta nella notte alla camera del principe e della sua sposa decide di non ucciderli, si tuffa in mare e si trasforma in schiuma.
E voi vi direte “ Dov’è il lieto fine?”, e vi dirò che me lo sono chiesta anch’io inizialmente. Anzi la prima cosa che mi sono chiesta è stata “ Ma… perché non li uccide?”, la seconda “perché si trasforma in schiuma?”. E in questi due fatti ho visto una simbologia fortissima, che poi ho scoperto aver trovato anche Mariagrazia Crema prima di me, e chissà chi altro prima di lei. Poco importa perché si sa che qui nessuno inventa niente e per ogni intuizione c’è già stato qualcuno che l’ha avuta prima, ma a me piace raccontarvi come è arrivata la mia.
Dunque partiamo dalla prima domanda:
“Perché non li uccide?”, la prima risposta che mi è venuta così su due piedi è stata “ma dai… perché è ‘na roba brutta”, ma non mi ha soddisfatta, si insomma, “il perché non si fa” mi è sembrata una risposta di poco conto. Allora, visto che mi muovo anche in psicoterapia con l’idea che sia l’obiettivo a dover guidare l’azione, mi sono chiesta “dove l’avrebbe portata ucciderli?” L’avrebbe portata di nuovo nel mare, di nuovo sirena, sarebbe tornata indietro e sarebbe stata lontana da se stessa e dall’amore che l’aveva spinta a fare il salto evolutivo di esplorare nuovi mondi. E diciamocelo quale eroina è disposta a tornare indietro? Nessuna!
C’è un altro aspetto interessante che inizialmente mi era sfuggito, la sirenetta arriva nella camera del principe di notte mentre tutti dormono. E’ notte, tutti dormono, tutti tranne lei, lei è sveglia. Il principe e la sua sposa giacciono nel letto con gli occhi chiusi quasi a simboleggiare l’incoscienza, mentre lei è sveglia cosciente, consapevole. Questo passaggio mi ha fatto pensare ad alcuni versi della Bhagavad Gita, sacro testo indù, che recita così: “Quando è notte per tutte le creature è veglia per chi controlla i propri sensi (colui che ha realizzato il sé), quando invece vegliano gli esseri è notte per il veggente silenzioso” (B.G. 2, 69).
Tutti dormono ma lei è sveglia, risvegliata dal suo percorso, dal fuoco che l’aveva spinta fino al mondo degli umani e che è divampato nel suo cuore spezzato e da sveglia fa l’unica cosa possibile: sceglie di continuare il cammina, sceglie la felicità. “La felicità del principe” direte voi, no la sua. Nel momento in cui sceglie di andarsene lei sceglie di restare vicino a se stessa, non commette un atto che l’avrebbe riportata indietro, sceglie di andare avanti e infatti lo fa: si tuffa in mare e… “muore!” direte . Si perché noi adulti vediamo la morte nel suo diventare schiuma. Ma proviamo a guardare questa immagine con gli occhi di un bambino (uno che magari non abbia visto la versione Disney): la sirenetta diventa schiuma, non muore si trasforma. Torna al mare, non come sirena ma come parte del mare stesso e poi ancora evapora e si libera nel cielo. Torna al mare come qualcosa di infinito. A cosa vi fa pensare tutto questo? a me ha fatto pensare a libertà, leggerezza, evoluzione. Da sirena a umana, poi da umana a parte del mare stesso. Eccolo il lieto fine, la sirenetta commette la prima azione senza attaccamento nella sua storia (si tuffa nel mare e lascia andare il suo amore terreno) e attraverso questo si compie la sua trasformazione alchemica.
Quando lasciamo andare lo facciamo perché scegliamo noi stessi, l’amore sincero per la Vita e per il processo evolutivo e questo non può che portarci ad un livello superiore rispetto a quello che avevamo prima.
E’ così che una storia per bambini mi ha parlato di significati profondi e mi ha fatto emozionare, abbiamo bisogno di immagini, abbiamo bisogno di simboli, leggiamola una fiaba ogni tanto perché magari può parlare al bambino che è in noi e portarci nuove comprensioni.
Grazie a Michelangelo Rossato per i suoi meravigliosi libri che ormai non posso proprio mancare di leggere.
Per altri approfondimenti in merito:
Mariagrazia Crema (2010), “Il riscatto della sirenetta. Da metafora a simbolo: il sacrificio al servizio del processo di crescita.”
Foto di accompagnamento : Copertina libro la Sirenetta illustrato da Michelangelo Rossato ARKA edizioni.