"Lo straordinario risiede nel Cammino delle persone comuni."
-Paulo Coelho
Le storie si susseguono nella stanza della Psicoterapia, storie che si raccontano, che dipingono paesaggi umani, ognuno speciale a suo modo, storie in divenire.
Storie di chi sta compiendo un viaggio, di chi ha scelto me come compagna e come “guida”, solo per un po’, quel che basta a ristabilire la rotta, trovare un nuovo equilibrio, imparare a camminare sul filo senza il bilanciere.
Storie intense, raccontate da persone incredibilmente diverse tra loro, ma con una cosa in comune: quel senso di magico che ha chi comincia ad accadere. L’avete mai vista una persona “accadere”? no, non ho scritto male, non volevo dire “cadere”, a cadere siamo bravi tutti, o meglio di cadere succede a tutti, ma quando sei diventato davvero bravo a cadere, puoi cominciare ad “accadere”.
Succede così: buio, buio pesto e paura, tanta, e mille sfumature di emozioni indefinite che non sai neanche da dove vengono, c’è una gran confusione, tira vento e tu sei come uno di quegli alberelli che a Primavera si piegano sotto al temporale. E piove e fa freddo, ma tu resti lì e ascolti, e fai ordine, raccogli, cose, vestiti, vecchi libri, scopri di avere cose che neanche sapevi, scopri che alcune ti servono mentre altre puoi lasciarle andare. E cammini, guardi i cartelli, confus@, continui per fiducia, se non in te, nella Vita, in chi ti sta vicino . Guardi due occhi avanti a te che ti dicono “ti accompagno”, che ti dicono “ce l’ho io l’acqua nello zaino se la tua finisce”. E ti scopri, togli le scarpe, i vestiti, togli i fermagli dai capelli, non ti serve niente, ti scopri, tu nud@, tu e tu e impari a guardarti senza filtro. Perché i filtri bellezza ci sono solo nei cellulari e nella vita ti tocca il “no filter”. E quando ti sei vist@, tu e tu, e hai iniziato ad amarti anche così, anzi proprio perché così, in quel momento cominci ad “accadere”. E allora puoi ricostruire, ricoprirti, riraccontare, risignificare.
Qualcuno mi chiede cosa sia per me fare terapia e io ho sempre difficoltà a rendere a parole un processo che ha in sé qualcosa di intimo, creativo e delicato. Ogni terapia è
a sé, non c’è una storia uguale ad un’altra, le somiglianze ci sono solo perché la nostra mente ha bisogno di trovarle, per fare economia e trovare certezze, perché confrontarsi con le moltitudini umane può essere, talvolta, spaventoso e faticoso, perché siamo piccoli di fronte alle infinite possibilità dell’essere.
Questo è fare terapia per me: permettere all’altro di “accadere”, di disconoscersi e riconoscersi, riuscire a fornirgli gli strumenti evolutivi più adatti al suo percorso personale, così che la vita possa manifestarsi in tutta la sua bellezza. Significa permettere all’altro di far risuonare dentro di me la melodia che sta sentendo, qualunque essa sia, lasciare che la sua storia dialoghi con la mia storia, consapevole delle corde che sta toccando, consentendo a questo processo di co-costruzione di trasformarci entrambi. Da un percorso di terapia raramente esco “uguale” a prima, le vostre storie e la mia si intrecciano per costruire nuovi mondi, è un pezzo di strada che facciamo assieme in sentieri che non avrei mai potuto esplorare se non vi avessi incontrati.