“Doc non parli più?”
ogni tanto qualcuno mi scrive e mi chiede di dire qualcosa…
Sarà che stanno parlando in molti, sarà che da una chiacchierona come me ci si aspetta sempre che abbia qualcosa da dire e invece per un paio di settimane ho scelto il silenzio…
Un silenzio che ho deciso di interrompere per condividere con voi qualche pensiero sparso in questo momento così delicato, in cui è davvero difficile dire qualcosa senza calpestare maldestramente i vissuti di qualcuno.
Ho scelto il silenzio per varie ragioni:
La prima è stata concedermi il lusso di ascoltare, ascoltare ciò che accadeva attorno a me, le persone che mi hanno cercata, che mi hanno scritto o chiamata. Ascoltare e comprendere che parte del lavoro qui è lasciar entrare la paura e il dolore, fare che si accomodino e sentire cos’hanno da raccontare, che siamo umani prima di ogni altra cosa. E poi ascoltare la Vita e quello che mi stava raccontando, mentre parlava di nuovi mondi e relazioni in tempi di quarantena.
Un altro motivo per cui ho scelto di non scrivere per un po’ è che ho letto e sentito così tanti suggerimenti (molti dei quali più che validi) su come vivere questo periodo che ho considerato superfluo ogni mio intervento e allora, perché vi scrivo oggi?
Perché tra lo smart working e i fiori in giardino sono inciampata in qualche post in rete, qualche post che auspicava la fine di questa reclusione, che diceva “tornerà tutto come prima”, “ci abbracceremo più forte”.
E allora mi sono immaginata orde di persone che lanciano le mascherine e i guanti in aria, in pieno stile laurea ad Harvard e si corrono incontro per strada. E sarebbe bellissimo, si sarebbe bellissimo. Ma mi sono chiesta: Siamo davvero pronti perché tutto finisca? Saremo davvero capaci di lanciare in aria le mascherine e la paura senza pensieri?
I post sui social oscillano tra articoli terrificanti di oggi e fotografie felici di almeno dieci anni fa, rispondiamo all’emergenza in due modi completamente opposti: o facendoci invadere dalla paura oppure crogiolandoci in dolci ricordi. Perdiamo di vista ciò che è, e si lo so che è difficile stare con ciò che è, ma il pensiero che ho voglia di condividere con voi adesso è questo: non perdiamoci di vista!
Tutto questo finirà, e noi dobbiamo farci trovare pronti, immaginiamo di dover giocare una partita e di dover conoscere il campo e le regole di gioco. Il campo sei tu, le regole, quelle le scopriremo man mano. Conoscere il campo ti da dei vantaggi, sapere se ci sono buche, punti più scivolosi, distanze più percorribili di altre. Conoscere il campo significa poter vincere la partita adattandosi con intelligenza e armonia alle nuove regole, ma è necessario allenarsi per farsi trovare preparati. Altrimenti il rischio è che aprano le porte e noi ci troviamo come quando il professore di Italiano ci chiedeva la Poesia di Pascoli che non avevamo neanche letto. Proviamo ad osservarci: cosa sta succedendo? Fino a che punto questa nuova vita ha modificato le tue abitudini relazionali? Come vedi le persone vicine e lontane? Come ti comporti quando incroci lo sguardo del vicino che fa la spesa? Come si muovono le persone dentro al supermercato? Cosa sogni alla notte?
A me è successo di commuovermi quando, dopo settimane che incrociavo sguardi distanti e minacciosi al supermercato, durante una breve uscita con il cane ho incrociato lo sguardo di un altro essere umano che da sotto la mascherina mi ha sorriso e mi ha detto “Buongiorno”. A te è successo?
Tutto ciò che facciamo e anche ciò che non facciamo, le parole che usiamo, i nuovi strumenti attraverso i quali comunichiamo stanno creando un mondo nuovo. Quando tutto tornerà come prima nulla sarà come prima e questo potrebbe anche essere un fenomeno evolutivo, se capiamo come usarlo. Allora abbiamo un compito importante in questi giorni di isolamento che ci rimangono, smettiamo di aspettare che tutto torni come prima e iniziamo ad immaginare un dopo nuovo, non più bello o più brutto, solo nuovo, senza la nostalgia per ciò che è stato, ma con la curiosità per ciò che sarà, con la voglia di scoprire e di scoprirsi nuovi in un mondo nuovo: a cosa darai spazio? Quali saranno le tue priorità? Come farai ad avere cura di te e di coloro che ami? Quali nuovi modi di stare con te stess@ hai scoperto in questi giorni?
Ci sono molte cose che puoi chiedere a te stess@ in questi giorni, molti modi in cui puoi prepararti a crescere ancora, senza voler tornare indietro a tutti i costi e senza affrettare il tempo, ma dando spazio a ciò che è cercando di risignificarlo con consapevolezza.
Buon cammino a tutti.