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Come si trasforma un "io non posso" in "io posso"

08/09/2020

Come si trasforma un “io non posso” in “io posso”?
“Dottoressa non so se sono nel posto giusto, sto male per tante cose, ma nessuna di queste dipende da me”, poi continua “ si insomma, a lavoro mi trattano male, la relazione che avevo è finita e poi…”.
A volte sembra proprio che la vita ce l’abbia con noi, sembra che nulla di ciò che accade dipenda dal nostro agire, il “non ci riesco” diventa un must e cammina a braccetto con il “mai una gioia” che va tanto di moda nei social. Martin E. P.  Seligman ha studiato a lungo un fenomeno che ha chiamato impotenza appresa (1965), nei suoi esperimenti piccoli topolini in una gabbia ricevevano delle scosse elettriche e nonostante mettessero in atto svariati tentativi  di interrompere le scosse, queste restavano attive. In un secondo tempo gli stessi topolini rimessi in gabbia avrebbero potuto interrompere le scosse, semplicemente toccando un dispositivo all’interno della gabbia stessa, ma ciò che osservarono gli sperimentatori era che i topolini si rassegnavano a subire le scosse. Si potrebbe forse dire che avevano imparato a non vedere altre possibilità?
Siamo forse noi quei topolini? Abbiamo magari tentato in modo convulso di uscire da situazioni dolorose, spinti dal bisogno di evitare le nostre emozioni, di spegnere il nostro disagio. Abbiamo messo in atto una serie di automatismi, di strategie che spesso anziché risolvere hanno contribuito a mantenere attive le difficoltà. Ci siamo sentiti impotenti e inefficaci e abbiamo smesso di vedere.
Ma ti svelo un segreto, il fatto che tu non veda altre possibilità, non significa che non ci siano. Il fatto che tu veda solo la costellazione dell’orsa maggiore o poco altro dal centro della tua città, non significa che il cielo non contenga miliardi di stelle. Le potresti vedere se solo accettassi di stare in un posto abbastanza buio e lontano. H. Von Foerster ha detto “Se vuoi vedere impara ad agire”, io dico anche che se vuoi “potere” hai bisogno di imparare a vedere. La psicoterapia è quel posto sicuro in cui mi piace pensare di restituire il potere alle persone, un potere che hanno in se stesse ma che è stato dimenticato, il potere di essere ciò che vogliono e di gestire le esperienze in modo consapevole, il potere di smettere di subire e di imparare ad agire. Questa nuova opportunità che le persone concedono a sé stesse non passa attraverso un atto di violenta ribellione, si crea piuttosto da un nuovo incontro con sé stessi, dallo sviluppo della capacità di ascoltare senza paura ciò che si sente, di accogliersi ed essere sinceri prima con sé stessi che non gli altri.
E’ un potere che si conquista con l’agire armonioso e consapevole che ci permette di vivere le stesse esperienze con nuovi occhi, raccontare nuove storie, cucirci addosso una nuova identità.
Una strada a tratti in salita, ma da lassù la vista è impagabile.