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Star male, star bene o semplicemente stare: dal benessere all'essere

14/12/2021

Quante cose facciamo nella nostra giornata per evitare di “star male”?
Con “male” intendo qualsiasi situazione che possa creare disagio o emozioni spiacevoli.
Evitare di litigare con qualcuno, evitare di essere giudicati dagli altri o da noi stessi ( che poi forse tutta questa differenza non c’è), fuggire dal sentirci fragili, imbarazzati o sciocchi. Smettere di avere paura o di essere arrabbiati per qualcosa.
 Quanto tempo dedichiamo a pensare a tutto ciò che non va secondo i nostri piani e al fatto che stiamo male e che non dovremmo stare così male?
Quante energie spendiamo a combattere contro tutto ciò che accade?
Sembra quasi che il tanto agognato “benessere” si riduca all’assenza della sofferenza:
“Liberati dalla tristezza, elimina la tua ansia, supera le tue paure, lascia andare la rabbia” gridano a gran voce quelli che sanno come si fa. Ma non c’è verso di capire cosa sia questo “benessere” di cui tutti parlano ma in pochi l’hanno visto.
 Pare quasi che essere bene, significhi non essere più. Non essere più arrabbiato, non essere più triste, non essere più innamorato.
Ma se ti chiedessi cosa significa per te stare bene, sapresti rispondermi? Riusciresti a definire questo stato senza negare ciò che c’è?
Spesso le persone mi rispondono “ Vorrei solo essere come gli altri”.
E come sono gli altri? “Stanno bene, non hanno i miei problemi”.
Eh no certo che non hanno i tuoi problemi, hanno i loro. Vuoi forse i problemi degli altri?
No che non li vuoi, vuoi stare bene, ma non sai nemmeno tu cosa significhi, perché ti hanno insegnato solo cos’è stare male e sembra proprio che in questa società così performante di star male non ce lo possiamo permettere. Non ce lo possiamo permettere eppure succede a tutti.
Mi chiedo se non sia questa ricerca della pentola d’oro a renderci così confusi. Mi chiedo se non sia questa continua illusione di sapere ciò che è bene e ciò che è male a farci sentire come se fossimo foglie secche trasportate dal vento, per parafrasare Hesse. Il giudizio che fa restare tutto com’è: immobile e senza scopo.
Ma se solo potessimo smettere di osservare, valutare, giudicare, separare. Se potessimo imparare a stare con ciò che è, pesarlo, inventarlo, rigirarlo tra le mani, scoprire a cosa può servirci, uscendo dall’idea di star bene o star male, dimenticando i lustrini di un benessere fatto di sorrisi inconsistenti e felicità ad ogni costo. Per entrare in una Vita che non ci chiede di essere bene o essere male, ma semplicemente di essere, essere e basta.
Questo è ciò che facciamo nella stanza delle “psicoterapia”, che sa più di un viaggio di scoperta che di una “cura” pronta all’uso. Stiamo con ciò che è, insieme, creiamo uno spazio in cui si possa “stare” comodi, anche in un campo di tensione, per conoscerla, usarla questa tensione, con l’unico scopo di fare un nuovo passo verso te stess@, verso una tua personale costruzione di ciò che è "benessere".
 
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